Santa Maria della Vita – via Clavature 8 Lettura di Monica Guerra presso la mostra “Ilario Fioravanti. Epifanie del dolore e della gioia” e visita guidata. Apertura straordinaria fino alle ore 23 (“Compianto sul Cristo morto” chiuso dalle 18.30 alle 19.15 per celebrazione della Messa).
Recitativo della poetessa e scrittrice Monica Guerra, dal titolo “Maddalene” (estratto dal libro “Nella moltitudine” – Il Vicolo Editore) con introduzione, intermezzo e conclusione di musica dal vivo. Il recitativo si svolgerà presso l’Oratorio di Santa Maria della Vita, negli spazi allestiti con la mostra “Ilario Fioravanti. Epifanie del dolore e della gioia”.
A seguire visita guidata alla mostra, in compagnia della curatrice Marisa Zattini. Prenotazione obbligatoria a didattica@genusbononiae.it
Ingresso all’evento: € 1,00
Ingresso al museo: € 1,00 dalle ore 20 alle ore 23
L’associazione culturale Tolmino Baldassari e la biblioteca di Cervia organizzano un pomeriggio di letture poetiche per celebrare la poesia di Tolmino Baldassari attraverso letture dei testi di quattro poetesse (Franca Mancinelli, Laura Turci, Monica Guerra, Alda Cicognani), intervistate dal critico Gianfranco Lauretano. L’iniziativa fa parte del calendario “Luoghi d’autore” promosso dall’Amministrazione comunale di Cervia.
L’iniziativa si terrà in biblioteca venerdì 22 settembre alle ore 17. Nell’occasione sarà possibile anche visitare la sala-museo dedicata a Tolmino, in cui è stato ricostruito il suo studio e in cui sono conservati i suoi libri. L’illustre poeta cervese, a cui è intitolato anche il parco fluviale di Cannuzzo, proprio di fronte alla sua casa, ha voluto lasciare alla Biblioteca comunale di Cervia i suoi libri. La sala-museo è inserita anche nella guida “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna” curata dal Servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna.
Su Missione Poesia l’ultimo libro di Monica Guerra che prendendo spunto da luoghi conosciuti, da fatti e personaggi del quotidiano ci fa riflettere sulle barriere che si ergono, o che noi stessi ergiamo – difficili da abbattere ma riconoscibili e da combattere perché in fondo sappiamo benissimo che ciò di cui siamo fatti è anche quello che potremmo diventare, e non solo quello che siamo.
Conosco Monica Guerra da diversi anni e, da sempre, la stimo molto per la sua capacità organizzativa, critica, di relazione e ovviamente per la sua capacità autoriale in poesia. Questa raccolta fonda le sue radici in un’etica filosofica di avvicinamento alla concezione umana di profonda solitudine che costringe l’uomo, sempre più spesso, ad allontanarsi dai suoi simili, a isolarsi – più o meno volontariamente – a interrompere quel filo relazionale di contatti e scambi che da sempre contraddistingue la specie. Non è una poesia senza speranza la sua, c’è una sorta di riscatto, di slancio finale verso la libertà e il recupero di ciò che conta certo, ma è una poesia che fa riflettere sul senso che vogliamo dare al nostro essere parte di questo mondo, e che ci attende, al di là o al di qua di quelle mura, per farsi parte integrante del viaggio e della sua destinazione.
Entro fuori le mura
Non appena si prende visione del libro di Monica Guerra, Entro fuori le mura(Arcipelago Itaca, 2021), la parola del titolo che ci colpisce all’istante è senza dubbio mura: le mura, o il muro sono infatti un elemento che tormenta, per certi versi, l’immaginario collettivo con una prevalenza di significato al negativo. Questa parola suscita immediatamente la visione di un qualcosa che si erge davanti a noi, che ci impedisce la vista di quello che c’è oltre, che ci imprigiona, ci soffoca, limita la nostra mente e i nostri sensi tutti.
Provate a chiudere gli occhi e a ripetervi mentalmente questa parola e vedrete che è così. La barriera che si erge davanti a noi, pensando alle mura – spesso anche se queste rappresentano quelle della nostra casa che per molti, purtroppo, non è solo rifugio, ma diventa prigione – è quindi origine di ansie, angosce, paure più o meno forti, più o meno spaventose. Simbolo di divisione, allontanamento, separazione, incomunicabilità, il muro, o le mura che dir si voglia, in modalità realistica o metaforica – comunque la mettiamo – sono un elemento con il quale ognuno di noi, prima o poi, ha dovuto o dovrà confrontarsi: e, poco cambia, che ci troviamo, o ci immaginiamo, fisicamente o mentalmente, dentro o fuori da questo elemento, al di qua o al di là della barriera perché difficilmente ci sentiremo in una comfort zone, non sapendo né come entrare in quello spazio né come uscirne. Forse, allora, uno dei modi più catartici in cui possiamo imbatterci per metabolizzare quest’immagine e questa forte emozione che ci assale quando la visualizziamo è, possibilmente, la poesia.
Monica Guerra, con questo libro, prendendo spunto da luoghi conosciuti, da fatti e personaggi del quotidiano – principalmente -, con sezioni ben specifiche della raccolta (La misura del vuoto, Istantanee, La paralisi del giorno, Nonostante), tutte precedute da imput suggeriti da versi di grandi maestri della letteratura (da Heaney a Rilke, da Simić a Porta, da Lucrezio a Handke), prova a farci riflettere su tutto questo e ad accompagnarci in un percorso fatto di incontri, di visioni, di pensieri – per la maggior parte calati nella realtà – per dimostrarci come le barriere che si ergono, o che noi stessi ergiamo – sono sì difficili da abbattere ma sono altresì riconoscibili e che, in fondo, dipende principalmente da noi il sapersi destreggiare nelle tortuosità della vita, osservando, interagendo, comprendendo: in fondo sappiamo benissimo che ciò di cui siamo fatti è anche quello che potremmo diventare, e non solo quello che siamo.
Un’altra riflessione che potremmo fare, inoltre, è che da sempre i poeti si sono confrontati con la tematica del muro e, a parte gli esempi dei già citati autori di riferimento di Monica Guerra, non possiamo non pensare allo “scalcinato muro” di Montale in Ossi di seppia limite invalicabile per l’uomo che non può scavalcarlo in quanto ha in cima cocci aguzzi di bottiglia, metafora dell’impossibilità di attingere alla pienezza della vita, di conoscere la felicità, a meno che non si trovi il modo di fare come il falco, che vola in alto e non si interessa di ciò che accade sulla terra… ma il muro resta invalicabile. Non possiamo neanche non pensare al muro del Pascoli, quello che recinge l’orto di casa rendendolo un luogo protetto, difendendo ciò che è intimo e privato : ma il restare al di qua senza voler sapere cosa c’è al di là (al contrario di Leopardi che puntava a immaginare cosa ci fosse al di là della siepe) è comunque un volersi separare dal mondo attraverso una barriera. E poi ci viene in mente il muro di Joyce, ovvero l’incapacità di agire attribuita alla Gente di Dublino, che diventa sia fisica che morale nel momento in cui essi, pur non accettando la condizione in cui vivono, non riescono a rompere le catene affettive, politiche, religiose o culturali che siano, paralizzati come sono da blocchi interiori che creano una mancanza di forza di reazione.
CONSERVARE PROCEDERE RESISTERE
con le parole di:
Marilena Renda cit. da Fate Morgane (L’arcolaio ed. 2020)
Guido Mattia Gallerani da I popoli scomparsi (Pequod 2020)
Mario Luzi cit. dal film Incontro a Pienza (Ass. Mendrisio ed. 2014)
Monica Guerra da Nella moltitudine (Ed. Il Vicolo 2020)
Lorenzo Mari da Soggetti a cancellazione (Arcipelago Itaca 2022)
Silvia Bre da Le campane (Einaudi 2022)
Giacomo Cerrai da Iato/Reticolo (2014)
regia fotografia suono montaggio post-produzione Carlotta Cicci e Stefano Massari