Estratto Sulla soglia da Anterem

Estratto Sulla soglia da Anterem

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Da “Sulla soglia”, Samuele Editore, 2017

 

4 luglio 2016

la paura è un morire piano
calma piatta nella gola
un arto alla volta
l’acqua che sale.

 

25 giugno 2016

qui è un filare anche il carezzare
tra ferite allineate
che non sono trama di parole
o la danza dell’ossigeno
che misura le presenze.

 

22 giugno 2016

grida distanza la valigia chiusa
sentieri stellari dietro lo spigolo quotidiano
perché morire
è solo vivere a rovescio.

 

***

vivere a prova di qualunque
garanzia – morire
sgombra tutte le stanze

Intervista su Neobar

Intervista su Neobar

Intervista Senza Domande a Monica Guerra (di Flavio Almerighi)
Sotto Vuoto poesie trascelte di Monica Guerra (ed. Il Vicolo)

Da questo poco sospeso
tutto si fa chiaro e ogni cosa sta
nell’esattezza del proprio posto” … Monica Guerra da Sotto Vuoto

Non tragga in inganno l’aspetto di quaderno che ha questo libro, l’edizione è elegante i contenuti musica. In fin dei conti la musica è il contrasto che intercorre tra suono e silenzio, tra tono e tono. Musica è il suono stesso dell’involucro sotto vuoto che protegge l’anima, il ricordo, le radici, qualsiasi cosa, che spaccandosi produce suono. La poesia di Monica Guerra è particolarmente adatta a farsi musica. I versi, spesso secchi, sono quelli che preferisco (io li definisco a dente di squalo). Composizioni assolutamente in antitesi con la verbosità e la simil prosa che spesso affligge la poesia contemporanea. Il bianco tra un verso e l’altro favorisce la musica.Monica dipana due filoni precisi. Quello più personale e autobiografico con la definizioni di figure compiute nel suo passato. Quello dell’osservatrice, e cos’è il Poeta se non il migliore osservatore al mondo! Momenti familiari, il senso di appartenenza (badate bene, non di nostalgia!) per il mondo che l’ha vista crescere, prima bambina, poi ragazza, poi donna, e il viaggio in Russia che l’ha maturata e segnata in senso positivo.

C’è una forte, positiva tensione tra Monica e il mondo culturale e poetico russo, non dimentichiamo che l’autrice conosce bene inglese e russo, il che la avvicina a un mondo poetico molto più cosmopolita. Quando parla di quel “grande freddo”, i suoi versi raggiungono momenti di particolare, intensa drammaticità. Sfuggono al diario, diventano osservazione, hanno un dentro e un fuori.

Si capisce come sia l’esperienza quella “comare” con cui fare i conti e a cui rendere conto, e da essa ripartire verso un mondo sempre nuovo da guardare con gli occhi stupiti di una bambina. E’ la capacità di sapersi meravigliare, del non dare mai nulla per scontato, il rifiuto completo della patetica nostalgia di qualcosa o per qualcuno che non è più, ed e da questa inaspettata, tagliente, grinta che l’autrice riparte verso quello che forse non è più un mondo nuovo, ma un mondo che sicuramente ancora le offrirà slancio e spunto per definire ispirazione e poesia.

1) nella stessa lontananza (pg. 14)

Vicinanza e lontananza sono termini legati alla sfera spaziale, ruotano attorno alla fisicità, alla presenza o all’assenza, ma in una relazione di coppia caratterizzata da una distanza, tanto abituale quanto inevitabile, assumono, nel tempo, sfumature più liquide. Il mio “Amarsi” si nutre del ri-conoscersi nella reciprocità della mancanza, una brama nostalgica che appartiene a entrambi nel medesimo momento e in cui, emotivamente uniti, ci si rispecchia.

2) io che scivolo un valico la poesia (pg. 22)

Il mio nerobuio del tunnel, il mio universo sottosopra, quell’unico varco solitario da cui riesco a scorgere un barlume di senso: la caduta libera nell’autentico mondo del profondo e poco importa la misura dell’abisso che si trova sul fondo, il centro esatto è Poesia.

3) che la bellezza non è fissità (pg. 24)

La fissità è l’antitesi della vita, un tentativo umano di rendere immobile ciò che immobile per sua natura non è, lo sforzo vano di cristallizzare qualcosa per timore di perderlo. Salpando dal conosciuto si teme, talvolta, di smarrire qualcosa di sé, il non conoscere sfida il non riconoscersi. La Bellezza è un’armonia costruttiva e dovrebbe essere accettata e celebrata entro la sua stessa variabilità. Inscindibile dalla fisarmonica del buono la bellezza è, a mio avviso, autenticità metamorfica.

4) e noi, stranieri, a casa (pg. 31)

Casa è ciò che porto con me, per giungervi devo sgombrare il superfluo, rinunciare alla pretesa della protezione di un qualunque recinto. L’essere straniera in una landa sconosciuta mi conduce nei meandri rarefatti dell’intimo, attraverso una preziosa mappa dell’animo. Nella precarietà dell’inconsueto sono soltanto io, le mie mani nude, le mie nude risorse a fare di me, entro i miei limiti, la miglior dimora possibile. Giungo a casa dallo spaesamento.

5) il riflesso che incalza, vuoto a rendere (pg. 39)

Il paradosso di un’indicibile solitudine su un treno gremito.
Il paradosso di scrivere dell’indicibile.
Il paradosso del riconoscermi in quell’unica forma destinata a deperire.

Non prenderti così sul serio,
sussurra il mio riflesso dal velo bianco del finestrino,
la verità lì non esiste e la giustizia è parziale.

Non prenderli così sul serio,
nel loro vacuo rumore, sul binario
chiacchiericcio estenuante del nulladire.

Sfila muta la neve a imbottire l’intercapedine.

Sono vuoto a rendere,
questi quattro connotati
in cui ora mi riconosco.

6) le ginocchia negli spigoli della stazione (pg. 43)

Una metropoli in cui tutto appare candido e trionfante, nelle larghe strade non c’è traccia di povertà se non qualche inappropriata, sporadica, emanazione che fuoriesce dai buchi della stazione. E giù due manganellate, una divisa, quanto basta a contenere quattro moncherini mendicanti uno sguardo. Un tombino o un coperchio. Non essere visti o non esistere?

7) una luna resiste imprecisa (pg. 47)

Qualcosa resta, seppur calante o crescente, ciclico e mutante, comunque in sostanza resta. Al di là del nostro comprenderlo o non comprenderlo. Al di sopra di noi. Resta ciò che rappresenta, ciò che simboleggia, ciò che ci travalica. L’alba sale e la luna, piena di grazia, indossando il cielo si maschera. Qualcosa sta, al di là dei nostri umani limiti che corrompono la vista.

8) tutto si fa chiaro e ogni cosa sta (pg. 51)

All’improvviso, inciampando nel verde curvilineo di fronte al mio piccolo terrazzo, con i sensi pacificati dalla cornice dei miei luoghi, ogni cosa trova l’esattezza del suo posto. Come se, dopo tanto buio peregrinare, una piccola lanterna illuminasse il quadro a giorno. Sono qui, dentro di me, una luce minimale, al posto giusto.

9) nello spicchio l’interezza (pg. 52)

Tutta la complessità del macrocosmo sta comodamente ripiegata entro la piccolezza del micro. Dall’analisi di uno spicchio emerge la misura esatta del tutto. Proporzione? Geometria? Forse solo dal Noi si può intendere e convalidare l’io.

10) un folto di strofe il silenzio (pg. 54)

Alcuni luoghi ci parlano. Il viale del mio paese è uno di questi. Ricordo un passeggiare silenzioso, eppure denso di rumori di vita vissuta. L’eco dei passi accumulati nei secoli, il fiume che borbotta nel sottofondo, le campane a scandire la morsa del tempo, una donna che sbatte una tovaglia a quadri su un cortile, il cigolio di una carrucola che agita le lenzuola stese ad asciugare. Il concerto autentico della vita nella dimensione poetica del silenzio.

11) noi, qualcuno, qualcun altro? (pg. 57)

Ogni uomo, da solo, non vale quanto singolarmente varrebbe se unito agli altri. Viviamo in un tempo di buchi e di tane, all’interno dei quali ognuno si crogiola e impera. Ego tronfi e deliranti, pensieri ristretti in logiche individuali e cuori in isolamento. La vita prescinde dall’uno, se quell’uno non riconosce in sé il seme del Tutto.

12) la foglia viva che mi distoglie (pg. 61)

Amo stare all’aperto, passeggiare, annusare, filtrare la vita attraverso i sensi. La natura mi ripaga con l’ineguagliabile moneta del colore. Il Bianco e il nero sono l’eterna dicotomia dell’umano, la corda tesa a mezza via su cui il bipede funambolo, barcollando, tenta di rimanere. La foglia viva (e verde) mi spalanca l’orizzonte, rappresenta una categoria non esauribile nel principio della dualità. Armonia e non dominio.

13) muto che da solo vale tutto (pg. 70)

Io che amo le parole. Io che ho atteso una frase d’amore tutta la vita, in un mare di assenza genitoriale. Io che ho avuto, da adulta, il privilegio di un solo e unico abbraccio paterno. Il gesto muto che supera il limite di ogni eloquenza.

14) (che sia più preciso dell’orologio?) (pg. 71)

Il tempo dei ricordi non è lineare, spesso s’inerpica e s’invola, talvolta s’incastra. Per quanto possa essere confuso e instabile, divine un’isola di salvezza, specialmente nella vecchiaia. Sul bordo del letto mia nonna piangeva una fuga di casa, avvenuta quarantaquattro anni prima. Prima che io nascessi. Il dolore è uno strumento affilato e ben più preciso dell’orologio.

15) nelle pause delle nostre differenze (pg. 72)

Distanziare, contestare, esasperare le differenze -finanche le diffidenze- conduce in una terra di desolazione. Solo sospendere il giudizio e capire che l’altro da noi non è altro che il frutto di una vita diversa. Mettere in “pausa” le differenze significa concedere e concedersi l’opportunità di costruire, di stabilire un rapporto autentico, rinunciando a pregiudizi e convenevoli.

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Premio Arcipelago Itaca 2019

Premio Arcipelago Itaca 2019

Danilo Mandolini premia la silloge inedita di Monica Guerra per la 5 edizione del premio Arcipelago Itaca (2019). La raccolta Spezzare il pane  confluirà nel IV quaderno di poesia contemporanea edito nel 2020.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

100 grandi poesie indiane

100 grandi poesie indiane

100 Grandi Poesie Indiane (edizioni Efesto, 2019)
a cura di Abhay Kumar

Un’iniziativa unica di Abhay K. per portare la poesia indiana nel mondo, 100 grandi poesie indiane, proprio come l’India stessa, unisce i confini. Ti immerge negli scenari, nei suoni e nella filosofia del subcontinente e ti porta su un multiforme, lungo viaggio attraverso 3000 anni di poesia indiana in 28 lingue.

 

Calmati
— Anonimo

Occupato ora con il mio prezioso flauto di bambù,
le mie dita delicate sui fori.
Tesoro, non posso coccolarti ora,
sono perso nel suonare questo melodioso flauto.
Calmati – mangia un po’ di chilli!
Non posso stringerti proprio adesso.
Occupato con il mio piccolo prezioso flauto di bambù,
le mie dita delicate sui fori.

(Traduzione italiana di Monica Guerra dalla versione inglese)

 

Traduttori:

Alessandra Carnovale, Caterina Davinio, Chiara Borghi, Ivano Mugnaini, Laura Corraducci, Luca Benassi, Monica Guerra, Saverio Bafaro, Simone Zafferani, Tiziana Colusso.

 

Università di Trieste

Università di Trieste

WRITING IN A DIFFERENT LANGUAGE

POESIA CONTEMPORANEA E ALTERITA’ LINGUISTICA

 

mercoledì 22 maggio 2019 – ore 17:00

Università di Trieste

Sala Atti, Dipartimento di Studi umanistici

Androna Campo Marzio, 10

 

Mercoledì 22 maggio, alle ore 17:00, 60esimo incontro del ciclo Una Scontrosa Grazia eccezionalmente ospitata dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste. Verrà infatti proposto un seminario a partire dall’ultimo numero della rivista NeMLA, “Writing in a Different Language”, curato da Simona Wright e Alessandro Canzian, con una riflessione sulla poesia contemporanea che sceglie di usare una lingua “diversa” e si confronta con l’alterità linguistica. Il seminario, che avrà relazioni di Simona Wright, Sergia Adamo, Rodolfo Zucco e interventi di Sandro Pecchiari, Ilaria Boffa, Monica Guerra, Anna Tauzzi, verterà sul contesto contemporaneo ma anche sul bisogno costitutivo della scrittura letteraria di mettere in gioco l’alterità.

 

“Writing in a Different Language: Transnational Italian Poetry” è un progetto di Simona Wright (College of New Jersey) e Alessandro Canzian (Samuele Editore) che ha come obiettivo fondamentale la domanda: cosa significa scrivere poesie, oggi, in una realtà che predilige in maniera importante il rapporto con il pubblico attraverso la partecipazione a eventi, letture, festival? Per tentare di rispondere a questo quesito sono stati selezionati otto poeti residenti in Italia che scrivono saltuariamente o costantemente in inglese. Che scrivono testi che non hanno cioè un’immediata fruibilità in occasioni pubbliche. Ne è emerso un laboratorio in cui la lingua viene esaminata, disfatta e sfidata. L’inglese diventa uno spazio creativo in cui l’attraversamento dei confini può produrre originali impollinazioni incrociate e, auspicabilmente, nuove forme di poesia.

 

Il Northeast Modern Language Association – NeMLA con sede presso l’Università del Buffalo nello stato di New York, è un’organizzazione no-profit di insegnanti e studiosi di letteratura, lingua e cultura. Affiliata alla Modern Language Association (MLA), NeMLA organizza un forum per la diffusione e l’avanzamento dell’insegnamento nelle lingue e letterature moderne. Ogni anno, la convention del NeMLA offre l’opportunità di portare avanti una tradizione di ricerca vivace e scambio pedagogico in un evento di quattro giorni, nel quale vengono affrontate diverse tematiche attraverso tavole rotonde, seminari, workshop interattivi, eventi speciali, letture, proiezioni di film e conferenze.

 

Questo appuntamento di Una Scontrosa Grazia è in collaborazione con Università degli Studi di Trieste, The College of New Jersey, Samuele Editore, Independent Poetry

clicca qui per il link alla notizia sul sito dell’Università di Trieste.

 

Nemla su il Ponte Rosso

Nemla su il Ponte Rosso

La Conventionn organizzata dalla  NeMLA (North-east Modern Language Association), della quale si è dato conto nel n. 43 del Ponte rosso (pp. 43 e 44), si è svolta nelle giornate dal 21 al 24 marzo 2019.

Ogni giornata offriva conferenze dalle 8.30 di mattina alle 8:00 di sera, suddivise in diversi track che si svolgevano contemporaneamente, permettendo una scelta continua di oratori e di argomenti.

La cosa interessante era la totale mancanza di tempi morti, nemmeno durante le presentazioni che dovevano attenersi rigidamente al tempo concesso ad ogni singolo oratore. Per lasciare poi un tempo sufficiente per l’interazione con il pubblico intervenuto.

qui l’articolo

12 aprile Poesia in Galleria

12 aprile Poesia in Galleria

Venerdi 12 Aprile h.19.00
Per la rassegna Poesia in Galleria
a cura di Melania Panico e Bruno Di Pietro
La Libreria evaluna presenta:
Monica Guerra e il suo ultimo libro “Sulla soglia”
(Samuele Editore)
Ne parla con l’autrice, Melania Panico