da Monica Guerra | Lug 29, 2019 | antologie

100 Grandi Poesie Indiane (edizioni Efesto, 2019)
a cura di Abhay Kumar
Un’iniziativa unica di Abhay K. per portare la poesia indiana nel mondo, 100 grandi poesie indiane, proprio come l’India stessa, unisce i confini. Ti immerge negli scenari, nei suoni e nella filosofia del subcontinente e ti porta su un multiforme, lungo viaggio attraverso 3000 anni di poesia indiana in 28 lingue.
Calmati
— Anonimo
Occupato ora con il mio prezioso flauto di bambù,
le mie dita delicate sui fori.
Tesoro, non posso coccolarti ora,
sono perso nel suonare questo melodioso flauto.
Calmati – mangia un po’ di chilli!
Non posso stringerti proprio adesso.
Occupato con il mio piccolo prezioso flauto di bambù,
le mie dita delicate sui fori.
(Traduzione italiana di Monica Guerra dalla versione inglese)
Traduttori:
Alessandra Carnovale, Caterina Davinio, Chiara Borghi, Ivano Mugnaini, Laura Corraducci, Luca Benassi, Monica Guerra, Saverio Bafaro, Simone Zafferani, Tiziana Colusso.
da Monica Guerra | Mag 20, 2019 | notizie

WRITING IN A DIFFERENT LANGUAGE
POESIA CONTEMPORANEA E ALTERITA’ LINGUISTICA
mercoledì 22 maggio 2019 – ore 17:00
Università di Trieste
Sala Atti, Dipartimento di Studi umanistici
Androna Campo Marzio, 10
Mercoledì 22 maggio, alle ore 17:00, 60esimo incontro del ciclo Una Scontrosa Grazia eccezionalmente ospitata dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste. Verrà infatti proposto un seminario a partire dall’ultimo numero della rivista NeMLA, “Writing in a Different Language”, curato da Simona Wright e Alessandro Canzian, con una riflessione sulla poesia contemporanea che sceglie di usare una lingua “diversa” e si confronta con l’alterità linguistica. Il seminario, che avrà relazioni di Simona Wright, Sergia Adamo, Rodolfo Zucco e interventi di Sandro Pecchiari, Ilaria Boffa, Monica Guerra, Anna Tauzzi, verterà sul contesto contemporaneo ma anche sul bisogno costitutivo della scrittura letteraria di mettere in gioco l’alterità.
“Writing in a Different Language: Transnational Italian Poetry” è un progetto di Simona Wright (College of New Jersey) e Alessandro Canzian (Samuele Editore) che ha come obiettivo fondamentale la domanda: cosa significa scrivere poesie, oggi, in una realtà che predilige in maniera importante il rapporto con il pubblico attraverso la partecipazione a eventi, letture, festival? Per tentare di rispondere a questo quesito sono stati selezionati otto poeti residenti in Italia che scrivono saltuariamente o costantemente in inglese. Che scrivono testi che non hanno cioè un’immediata fruibilità in occasioni pubbliche. Ne è emerso un laboratorio in cui la lingua viene esaminata, disfatta e sfidata. L’inglese diventa uno spazio creativo in cui l’attraversamento dei confini può produrre originali impollinazioni incrociate e, auspicabilmente, nuove forme di poesia.
Il Northeast Modern Language Association – NeMLA con sede presso l’Università del Buffalo nello stato di New York, è un’organizzazione no-profit di insegnanti e studiosi di letteratura, lingua e cultura. Affiliata alla Modern Language Association (MLA), NeMLA organizza un forum per la diffusione e l’avanzamento dell’insegnamento nelle lingue e letterature moderne. Ogni anno, la convention del NeMLA offre l’opportunità di portare avanti una tradizione di ricerca vivace e scambio pedagogico in un evento di quattro giorni, nel quale vengono affrontate diverse tematiche attraverso tavole rotonde, seminari, workshop interattivi, eventi speciali, letture, proiezioni di film e conferenze.
Questo appuntamento di Una Scontrosa Grazia è in collaborazione con Università degli Studi di Trieste, The College of New Jersey, Samuele Editore, Independent Poetry
clicca qui per il link alla notizia sul sito dell’Università di Trieste.
da Monica Guerra | Apr 15, 2019 | notizie
La Conventionn organizzata dalla NeMLA (North-east Modern Language Association), della quale si è dato conto nel n. 43 del Ponte rosso (pp. 43 e 44), si è svolta nelle giornate dal 21 al 24 marzo 2019.
Ogni giornata offriva conferenze dalle 8.30 di mattina alle 8:00 di sera, suddivise in diversi track che si svolgevano contemporaneamente, permettendo una scelta continua di oratori e di argomenti.
La cosa interessante era la totale mancanza di tempi morti, nemmeno durante le presentazioni che dovevano attenersi rigidamente al tempo concesso ad ogni singolo oratore. Per lasciare poi un tempo sufficiente per l’interazione con il pubblico intervenuto.
qui l’articolo
da Monica Guerra | Apr 9, 2019 | notizie
Venerdi 12 Aprile h.19.00
Per la rassegna Poesia in Galleria
a cura di Melania Panico e Bruno Di Pietro
La Libreria evaluna presenta:
Monica Guerra e il suo ultimo libro “Sulla soglia”
(Samuele Editore)
Ne parla con l’autrice, Melania Panico

da Monica Guerra | Apr 6, 2019 | notizie, recensioni
Intervista a cura di Rossella Renzi, clicca qui per ascoltare.
da Monica Guerra | Mar 29, 2019 | notizie

Articolo dal Corriere sul Nemla, clicca qui per leggere
da Monica Guerra | Feb 27, 2019 | antologie
Introduction: Transnational Italian Poetry
Alessandro Canzian, Simona Wright
Literature, and poetry in particular, has always been a tool to understand culture. Sometimes it has even gone beyond and helped cultures to expand and develop. Poets understand that language, essential to human survival, has its own limits, but they also see these limits as an incentive to produce new expressive forms, other languages that transcend the old one to understand and tell what is not yet immediately comprehensible or immediately utterable. This awareness, coupled with the desire to trespass the limits of one’s language, have produced what we today call literature.
Language, intended as an instrument that offers the word countless opportunities, requires nevertheless a corollary of skills. Using it in a poetic way requires a certain familiarity with literature, or rather with literatures, with the oral and written traditions that preceded it, formed it, and complicated it. Language is therefore bound by the vast experience of the past. Italian, a language with a time-honored literary tradition, offers an exceptionally interesting case. On the one side, it boasts the legacy of its noble past, and contemporary poets frequently return to the classics to draw inspiration and new meaning. On the other, that same legacy becomes a burden that crushes the emerging voice under the immense weight of its greatness. This contradiction has produced different reactions, driving poets to experimentations that were considered at times reactionary or decadent by later authors, but which nonetheless have impacted the literary movements of twentieth-century Italian letters.
In the second part of the twentieth century, after the tragic experiences of fascism and WWII, the economic boom, the years of terrorism, the hedonism of the eighties, and the economic and political crises Italians experienced in the new millennium have exacerbated what Pier Paolo Pasolini defined as Italy’s “anthropological mutation.” The value he found in cultural and linguistic authenticity had been rejected while consumerism had deprived the new generations of the utopian dynamism that usually characterizes them. The great dreams that animated political and social movements in the sixties and seventies was extinguished, yielding a widespread sense of disenchantment and frustration. From the nineties, the ethical drift caused the rejection of every sense of civic responsibility while politics was bent to serve exclusively individual interests and personal agendas. Italy’s cultural and social crisis was central to the poetry of the period and testified inexorable ruin often more effectively than narrative production ever could.
[…]
The editors of this volume are aware of the experimental and provisional critical approach utilized in this project, but wanted nevertheless to start a conversation on the possibilities offered by the complexities of our reality as they are witnessed, recorded, and experienced by Italian and Italophone poets today. We hope to have started a productive conversation that may help Italian and Italophone authors to develop their poetic expression further and we invite critics to articulate their own perspectives on this emerging phenomenon. Globalization informs our lives, often in a negative way. We hope that this exploratory volume inaugurates a debate on the expressive possibilities of the countless transnational encounters in which we dwell every day, at both the linguistic and the cultural level. Most of all, we hope that the rich complexity of these encounters can be translated in new and original poetic forms.
CONTENTS
Introduction: Transnational Italian Poetry
ALESSANDRO CANZIAN AND SIMONA WRIGHT
Translingual Peripheries: Ilaria Boffa’s Practice of Everyday Poetry
SIMONA WRIGHT
Selected Poetry
ILARIA BOFFA
A Strange Geometry
VICTOR XAVIER ZAROUR ZARZAR
Selected Poetry
MOIRA EGAN
The Depths of Love and Sorrow in Allison Grimaldi Donahue’s Poetry
CRISTINA PERISSINOTTO
Selected Poetry
ALLISON GRIMALDI DONAHUE
Visiting a Strangely Familiar Country: Writing in Another Language
ERNESTO LIVORNI
Selected Poetry
MONICA GUERRA
Magarian’s Poetic Beasts
ANDREA SIROTTI
Selected Poetry
BARET MAGARIAN
Innovation and Invention in “Kidhood”: When a Poet Writes in a Different Language
AL REMPEL
Selected Poetry
SANDRO PECCHIARI
Brenda Porster: The Body as Home, the Home as World
ALESSANDRO CANZIAN
Selected Poetry
BRENDA PORSTER
The Immense Structure of Happiness: Rachel Slade and the Metamorphical Poetry of Apocryphal House
LOREDANA MAGAZZENI
Selected Poetry
RACHEL SLADE
qui tutto l’estratto
qui il link alla pubblicazione completa
qui il link all’introduzione del prof. Livorni
qui il link alla raccolta expectations

da Monica Guerra | Feb 16, 2019 | notizie
Monica Guerra, con Nais Aloisi, Angela Fabbri e Scilla Mastini in L’altra faccia della luna.
Domenica 10 marzo 2019 a Villa Silvia, Cesena.



da Monica Guerra | Nov 24, 2018 | notizie, recensioni
SULLA SOGLIA

Dal programma Racconti d’Autore, Radio Emilia Romagna, puntata dedicata a Sulla Soglia (Samuele Editore, 2017)
qui il programma.
Nella sua ultima opera, la poetessa faentina Monica Guerra si misura con il tema delicato del distacco: la soglia che ci separa dalle persone amate e ci lascia in sospeso, tra il saluto rivolto a chi sta andando oltre la curva e il suo ricordo non appena l’ha oltrepassata.A morte é a curva da estrada,
Morrer é só não ser visto.
Fernando Pessoa
a chi resta
to the one who stays
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PROLOGO / PROLOGUE
noi ci teniamo per mano
tra le crepe dei non ti scordar di me
come sporadiche fioriture di Marzo
nel sempreverde del ricordo
il cielo precario e torrenziale solitudine.
we stand hand in hand / among the cracks of forget-me-nots / like random blossoms of March / in the evergreen of memories / the sky uncertain solitude in full flood.
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IL SALUTO / THE GOODBYE
6 luglio 2016
la lacrima lungo l’angolo
sinistro il passaggio, ogni
giorno riscorre il tuo andare
nel mio occhio in prestito
che poi cosa vuoi che sia,
la vita non è tutto.
6th July 2016
the tear across the left / corner, the aisle, every / day is your going again / to my short-term eye // but, after all, / living is not all in life.
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26 giugno 2016
il reparto ha porte di lillà
perché a primavera possa rifiorire
dall’humus del lenzuolo
il grido di una rosa.
26th June 2016
the unit has lilac doors / so the howl of a rose / blooms again in spring / from the humus cloth.
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22 giugno 2016
grida distanza la valigia chiusa
sentieri stellari dietro lo spigolo quotidiano
perché morire
è solo vivere a rovescio.
22nd June 2016
the shut bag yells distance / astral tracks behind the daily edge / because dying / is only living in reverse.
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18 febbraio 2016
a tutto ci si abitua
al diradarsi di una chioma
ai rivoli di vena
all’odore inimitabile
che sa solo la malattia.
18th February 2016
we get used to everything / the thinning of the crown / rivulets of veins / the inimitable smell / that only disease knows.
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17 maggio 2016
sfogliavamo insieme
le stelle una dozzina
di cieli stralunati tu smistavi
una costellazione
e poi d’un tratto
scorrere o il solco di un nonamore
la sorgente a rovescio
poggiasti il bicchiere
perché morire
morire è un’isola
perché morire
non è come dirlo.
17th May 2016
together we were / browsing the stars a dozen / wild-eyed skies you sorted / a constellation / then all of a sudden / overflowing or the furrow of a non-love / the source upside down / you rested the glass / because dying / is an island / because dying / is not like saying it.
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1 settembre 2014
il mio dolore s’accuccia ai piedi del tuo silenzio
che non so nulla del morire e non ti posso aiutare
vorrei tu mi placassi con una qualsiasi cosa vera
fosse anche solo il tuo nome
mentre tu di sbieco sorridi e spalmi bene,
tra le dita, la crema
ma il tuo dolore non abita qui
non ci sono vie di fuga
c’è solo andare.
1st September 2014
my sorrow kneels at the feet of your silence / for I don’t know anything about dying and I cannot help / I wish you would calm me with something real / be it just your name / while you smile askance and keep spreading / the cream among your fingers, carefully / but your sorrow doesn’t live here / there are no escape routes / there is only going away.
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IL RICORDO / THE REMINISCENCE
mamma guardami la foto
quella in bianco e nero sopra il letto
la mia spalla e sopra la mia spalla
la tua mano a ripararmi il mondo
mamma inventami la vita
che prosegue i suoi colori
oltre questo scasso prematuro
nel volto acerbo del ricordo
mummy look at me in the picture / the black and white one just above the bed / my shoulder and on it / your hand sheltering me from the world // mummy invent me a life / that carries on with its own colors / beyond this premature break-in / into the sour face of memory
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in verità qui non esiste
non esiste certo né assolutamente
esiste la vita parziale finché esiste
sbraitante all’angolo della strada
nel centro esatto dell’impermanenza
e allora è salvare, la necessità,
salvare l’incrocio di mani
che siamo stati
in fact here doesn’t exist / nor does absolutely or certainty / a partial life exists until it is / screaming at the corner of the street / at the exact center of impermanence / then to save, this is the need, / to save the junction of hands / what we have been
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e se scrivo è per farti poesia
rimpastare la stagione sul tuo viso.
ci si salva e si muore,
ognuno a suo modo.
ogni giorno. ognuno come può
and if I write it is to make you poetry / to rework the season on your face. / everyone dies or is saved, / in their own way. / everyday, everyone as best they can
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lungo la strada di casa un’ombra
non avevo mai visto tanta luce
e hai cominciato a ridere
a ridere di me, di noi, e stanavi viva
oltre gli acini violacei degli occhi
la mano, ti domandavo dove
cosa devo fare e la radio a farneticare,
la vita si è addormentata e noi
abbiamo ripreso a danzare
on the way home a shade / I had never seen such light // and you started to laugh / to laugh at me, at us, and you flushed out // a lively hand over the purplish berries / of your eyes, then I was asking you where // what should I do and the radio raving / life fell asleep and we // began dancing again
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EPILOGO / EPILOGUE
non un tumulo la testa
nello sguainarmi dentro
il sangue sulle scale,
pensare che sondavo il morire
dov’è ora il mare
my head not a grave / I unsheathe myself inside / blood runs on the stair / thinking that I explored dying / where is the sea now
da Monica Guerra | Ott 19, 2018 | notizie, recensioni
Da Laboratori Poesia un’intervista a cura di Michele Paoletti, si parla di ulla Soglia, del Festival di Poesia Tres Dotes, delle rassegne Poetry e Scontrosa Grazia.
qui il link.
Come nascono le tue poesie?
Indagare la realtà che ci circonda, attraverso i versi, è spesso l’atto finale di una qualche esperienza. La Poesia è uno scavo che l’uomo compie su se stesso e anche se l’atto finale accade dinanzi a un foglio bianco, inizia comunque molto tempo prima; con questo intendo che una poesia dovrebbe sempre possedere radici profonde, anche quando germoglia apparentemente in modo repentino. Ci sono poesie che richiedono un lungo tempo di sedimentazione e di limatura, ci sono testi che invece nascono in modo più fluido. Io lavoro molto per sottrazione, amo distillare. Il mio computer e i miei quaderni sono colmi di annotazioni e di poesie in lavorazione, sono pieni di embrioni di versi e forse pochi vedranno la luce.
Talvolta il processo di scrittura nasce da una parola che incontro “fortuitamente” durante la giornata, o durante il sonno, che si sposa con un pensiero, o con un sentimento, che se ne stava cheto nel sottofondo. Spesso, molto spesso, essendo una lettrice bulimica, la mia poesia nasce da altra poesia.
Quali sono i tuoi autori di riferimento, se ci sono, quelli a cui ritorni ogni volta che inizi a scrivere un nuovo libro?
Credo sia difficile per me identificare solo qualche autore di riferimento, tanto porosa è la poesia, almeno la mia, che assorbe qualcosa ogni dove, posso però nominarti gli autori che amo, in primis Paul Celan. Non torno a lui prima di scrivere un libro, torno a lui ogni volta in cui sento l’intimo bisogno di ascoltare i suoi versi e questo accade con una certa frequenza.
Amo molto anche Mandel’stam, Achmatova, Cvetaeva, amo Rilke, Borges e Pessoa, però fatico a non nominare Eliot. Guardando all’Italia invece il mio faro è sicuramente Ungaretti, per quanto ami anche Saba e tanti altri autori. In questo preciso momento sto lavorando su Amelia Rosselli e sono sopraffatta dalla sua potenza.
Con l’associazione IndependentPoetry da diversi anni organizzi a Faenza la rassegna #POETRY che è diventata un riferimento nel panorama culturale della città. Ci vuoi raccontare com’è nata? Qualche episodio che ricordi con piacere? Ci puoi anticipare qualcosa della nuova stagione?
L’associazione è nata per amore della Poesia e per il desiderio di condividerla. Talvolta l’incontro con un autore può accendere una passione che non si sapeva di nutrire; tanti sono i neofiti che si sono avvicinati ai nostri appuntamenti: alcuni sono capitati per caso e non hanno più smesso di frequentare. Ricordo, tra le tante belle situazioni createsi, momenti in cui nonni e nipoti si sono incontrati casualmente al POETRY!
La nuova rassegna sta per iniziare e sarà piena di novità. Dopo quarantun appuntamenti al bar Linus, quest’anno abbiamo programmato un calendario “diffuso” sul territorio.
Cinque luoghi ospiteranno circa diciassette serate, concepite proprio in base alla tipologia dello spazio che abbiamo a disposizione. Abbiamo in cantiere anche diversi laboratori per le scuole e alcune preziose collaborazioni. Ci sarà tanta poesia contemporanea ma anche conferenze e letture di grandi autori del passato. A brevissimo pubblicheremo il calendario definitivo sul sito www.independentpoetry.org e sulla pagina Facebook (Poetry Faenza).
Lo scorso giugno è nato il Festival Tres Dotes a Tredozio (FC). Un’importante manifestazione poetica che ha ospitato tra gli altri autori Maria Grazia Calandrone, Giovanna Rosadini, Gianfranco Lauretano e molti altri. Ce ne vuoi parlare?
Il Festival Tres Dotes, organizzato assieme ad Alessandro Canzian e finanziato dal Comune di Tredozio, è stato un bell’esempio di come turismo e cultura possano andare nella medesima direzione, nutrire gli animi ma anche le piccole economie locali. L’Italia è paese principe della poesia e dell’arte e credo che i nostri borghi dovrebbero essere pieni di manifestazioni di questa tipologia. Portare i grandi autori tra la gente, anche nei piccoli paesi, significa portare la poesia dove dovrebbe stare e non solo tra gli addetti ai lavori, significa abituare (o ri-abituare) le persone al pensiero, al sentimento e al potere della parola. Sinceramente il lavoro è stato ciclopico, e tu lo sai bene perché eri con noi, ma quando, sfiniti e infreddoliti, alle due di notte abbiamo trovato riparo per continuare a leggere i versi io, come molte altre persone, ho sentito scorrere davvero qualcosa di magico. Il festival di Poesia ha generato appartenenza, condivisione e solidarietà e questo è stato il bene più grande.
Parliamo adesso del tuo ultimo libro Sulla soglia (Samuele Editore, 2017), una sorta di cronologia di un addio ad un’amica scomparsa prematuramente. Ad un certo punto scrivi “è salvare, la necessità”, più avanti “se scrivo è per farti poesia”. Scrivere dunque per sopravvivere, per far sopravvivere.
Scrivere significa già salvare qualcosa, farlo sopravvivere all’oblio, agli ossequi della dimenticanza. Io sono stata impotente per tutto il decorso della malattia, sono stata inutile di fronte all’esito e così ho tentato di registrare ciò che accadeva. Misurare il silenzio, con la matita in mano, capendo che ognuno muore a suo modo, come può, intendo.
Ho trovato molto ardua la fase della pretesa e dell’illusione e scrivere mi era, in un certo modo, necessario per nominare cose e accadimenti con il loro nome, per ritornare alla realtà. Ho tentato di celebrare la vita, quella che era stata, quella che ancora era negli attimi della malattia e quella che dopo, comunque, sarebbe restata, nella sfera del ricordo.
La soglia è una dimensione a sé stante, un luogo in cui non si è né morti né completamente vivi. La soglia è un occhio frontale, l’impossibilità di pianificare e per quanto tutti viviamo, oggi giorno, della retorica del “qui e ora” solo in quel preciso momento, privati del futuro, sfioriamo il significato di questo luogo comune.
Sulla Soglia è un tentativo di celebrare l’amore “tenendosi per mano” al di là dalla questione mortale, per questo voglio continuare a celebrare, con le parole, quel sentimento dolce e autentico, come se il dialogo non si fosse interrotto, ma avesse solo cambiato canale.
Parlare di morte significa, oltre i luoghi comuni, celebrare la vita. Significa incastonare nei versi una forza vitale che pacifichi lo smarrimento e che consenta un reinventarsi radicale. Cos’è la vita, in fondo, se non un continuo reinventarsi?
Sulla soglia è un libro bilingue, scritto in italiano e inglese. Vuoi raccontarci qualcosa del percorso di traduzione?
Ho vissuto diversi anni a Los Angeles e la lingua inglese è inevitabilmente tornata in Italia con me. Mi trovavo in Texas mentre stavamo lavorando alla pubblicazione del libro ed è stato naturale cercare di accasare i versi anche in questo idioma. La traduzione è stata veloce ed efficace, anche se poi ho affidato al poeta e amico Patrick Williamson la sua supervisione.
Solitamente traduco dall’inglese all’italiano, ma trattandosi dei miei versi non ho avuto timori nel seguire il percorso contrario. Certo è che ogni traduzione è figlia di compromessi, penso ad esempio a un testo in cui l’italiano dice: stanare un tarlo e l’inglese non riesce a rendere lo stesso concetto se non tramite altre immagini. Tradurre significa indagare tutte le possibilità di senso, forse ancora più che scriverle, tradurre amplia i confini della parola ma talvolta rivela anche i suoi stessi limiti.
la voce cruda della vastità
punge sottopelle nell’aria umida
e una pacifica inquietudine
allaga la faglia del silenzio
com’è facile soli l’altro
occhio della luna il deserto
e com’è difficile al contempo
una pace distratta
fra dita di scoiattolo
e cemento, l’abbandono
è un verde selvatico
a presa rapida
una malinconia farfugliata
ma tu srotolale le ciglia
scompiglia i nidi vergini
sui seni tra i capelli
la verità freme libera
in una tana disabitata
Chateau Duval la strada ribolle
e questo sole scortica anche me
ma la fatica è una guado senza direzione
dove la terra beve ogni forma
in procinto di cadere
si scioglie nell’asfalto il passo
per l’eccesso d’esitazione
svivere scortica anche me
Le poesie sono tratte dalla silloge inedita Attese.